Universalismi socialmente condivisi o nietzscheana logica dell'ultimo uomo.

sabato 16 maggio 2009

AMAREZZA.

"...Decisamente, mi sono detto, nella nostra società il sesso rappresenta un secondo sistema di differenziazione, del tutto indipendente dal denaro; e si comporta come un sistema di differenziazione altrettanto spietato, se non di più. Tuttavia gli effetti di questi due sistemi sono strettamente equivalenti. Come il liberalismo economico incontrollato, e per ragioni analoghe, così il liberalismo sessuale produce fenomeni di depauperamento assoluto. Taluni fanno l'amore ogni giorno; altri lo fanno cinque o sei volte in tutta la vita, oppure mai. Taluni fanno l'amore con decine di donne; altri con nessuna. E' ciò che viene chiamato "legge del mercato". In un sistema economico dove il licenziamento sia proibito, tutti riescono più o meno a trovare un posto. In un sistema sessuale dove l'adulterio sia proibito, tutti riescono più o meno a trovare il proprio compagno di talamo. In situazione economica perfettamente liberale, c'è chi accumula fortune considerevoli; altri marciscono nella disoccupazione e nella miseria. In situazione sessuale perfettamente liberale, c'è chi ha una vita erotica varia ed eccitante; altri sono ridotti alla masturbazione e alla solitudine. Il liberalismo economico è l'estensione del dominio della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi della società. Altrettanto, il liberalismo sessuale è l'estensione del dominio della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi della società...(...)...Taluni vincono su entrambi i fronti; altri perdono su entrambi i fronti. Le imprese si disputano alcuni giovani laureati; le femmine si disputano alcuni giovani maschi; i maschi si disputano alcune giovani femmine; lo scompiglio e la confusione sono considerevoli.(...)...non capisco, concretamente, come la gente riesca a vivere. La mia impressione è che tutti quanti dovrebbero essere infelici.(...)...noi viviamo in un mondo enormemente semplice: da un lato c'è un sistema basato sulla dominazione, sul denaro e sulla paura - un sistema decisamente maschile, che chiameremo Marte; dall'altro c'è un sistema femminile basato sulla seduzione e sul sesso, che chiameremo Venere. Tutto qua. E' davvero possibile vivere e credere che non ci sia altro? Insieme ai realisti della fine XIX secolo, Maupassant ha creduto che non ci fosse nient'altro; e questo lo ha condotto alla pazzia furiosa.(...)...Se Maupassant è diventato pazzo, (non è stato a causa della sifilide ma... - n.d.r.) è stato perché aveva un'acuta consapevolezza della materia, del nulla e della morte - ma non ne aveva di nient'altro. Simile, in questo, ai nostri contemporanei, egli stabiliva una separazione assoluta tra la propria esistenza individuale e il resto del mondo.(...)...Più in generale, siamo tutti soggetti all'invecchiamento e alla morte. E per l'individuo umano il concetto di invecchiamento e di morte è insopportabile: nella nostra civiltà, esso si sviluppa sovrano e incondizionato, saturando progressivamente il campo della coscienza senza mai lasciarsi sostituire da altro. Così poco a poco, si stabilisce la certezza della limitazione del mondo. Persino il desiderio svanisce; non restano che l'amarezza, la gelosia e la paura. Soprattutto resta l'amarezza; un'immensa, inconcepibile amarezza. Nessuna civiltà, nessuna epoca è stata in grado di sviluppare nell'individuo una simile mole di amarezza. Da questo punto di vista viviamo momenti senza precedenti. Se occorresse riassumere in una sola parola lo stato mentale del nostro tempo, senza dubbio sceglierei questa: amarezza."

Michel Houellebecq, Estensione del dominio della lotta, 1994, traduzione di Sergio Claudio Perroni A.I.T.I., Bompiani, 2005.

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