Universalismi socialmente condivisi o nietzscheana logica dell'ultimo uomo.

domenica 17 maggio 2009

RICORDIAMO PEPPINO IMPASTATO.

Il nove Maggio 1978 venne ucciso a Cinisi Peppino Impastato.
Ricordiamo la sua lotta contro la mafia!
Ricordiamo le sue lotte politiche!

RAID STATUNITENSI IN AFGHANISTAN: PIU' DI CENTO MORTI.

Ennesimo massacro di civili, ennesima strage di persone inermi!
Più di cento persone, la stragrande maggioranza delle quali donne e bambini, sono state uccise nel corso di raid aerei statunitensi avvenuti tra lunedì e martedì nel villaggio di Gerani, nel distretto di Bala Boluk, provincia afghana occidentale di Farah.
"Il Giornale", nella sua versione on line, titola: "Afghanistan, gli aerei sbagliano: 100 morti".
Ma gli aerei non agiscono da soli!
Dunque non sono loro ad aver "sbagliato". Ma si può parlare di "sbaglio" o "errore" come fanno molti giornali?
Questa visione entra già in contrasto con l'altra solita scusa inaccettabile, anche questa volta ripetuta, della presenza di "scudi umani".
Ma secondo la portavoce della Croce Rossa, Jessica Barry, sarebbe stato raso al suolo un intero villaggio. Dunque, altro che "errore", altro che "scudi umani"!
E' invece un orrore al quale bisogna porre fine!
Fuori dall'Afghanistan le truppe imperialiste d'occupazione!

5 MAGGIO 1818 - 5 MAGGIO 2009: 191° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI KARL MARX.

5 Maggio 1818 - 5 Maggio 2009: 191° anniversario della nascita di Karl Marx.
Ricordiamolo sottolineando l'attualità delle sue analisi, a giudizio non solo dei comunisti, come si potrà vedere dal video (in francese) qui riportato: "Karl Marx, le grand gagnant de la crise financière" ("Karl Marx, il grande vincitore della crisi finanziaria").
Bisogna anche evidenziare, a proposito del servizio di France24, che ad essere attuale è la complessiva visione marxiana, da cui non può essere estrapolata la sola critica dell'economia politica, per di più spacciata per semplice analisi economica, come vorrebbero i borghesi.

Karl Marx, le grand gagnant de la crise financière

CORDOGLIO PER LA BAMBINA AFGHANA.

Cordoglio per la bambina afghana rimasta uccisa ad opera dei colpi di arma da fuoco sparati da militari italiani. A bordo dell'automobile civile in cui viaggiava vi erano altre tre persone rimaste ferite.
Ritiriamo le truppe italiane da tutti i fronti di guerra!

IL COMUNISMO E LA SINISTRA, FRA BERLUSCONI E HOUELLEBECQ.

Traggo dal sito ANSA le seguenti affermazioni di Vendola: "'Berlusconi e' un individuo geniale...E' una persona che ha veramente dei tratti strabilianti, un self made man che riesce a costruire un'intera epopea della vita culturale nazionale...E' un prototipo di uomo nuovo...che si e' saputo imporre sulla scena italiana".
Bisogna fare un passo indietro nel tempo e compiere una analisi dialettica.
Innanzitutto, il potere di Berlusconi è determinato dai sostegni politici ed economici di cui ha goduto e gode.
Ma, anche andando ad analizzare come si è costituito l'attuale contesto sociale che ne ha favorito il suo potere, si scoprono elementi certo non favorevoli ai sostenitori della "sinistra" (e alla recente visione "superomistica" che essi hanno di Berlusconi).
Nel periodo precedente il '68 e nel '68 si verificò una contrapposizione rigida, dove sostenitori di posizioni di "sinistra" si posero contro il movimento comunista accusandolo di essere dogmatico. Purtroppo, secondo alcuni, il '68 fu una "rivoluzione" ultraborghese, che ebbe l'effetto di "uccidere" simbolicamente la figura del "padre" e provocò il passaggio dalla società dei "bisogni" alla società dei "desideri".
Vi fu poi, almeno qui in Italia, il '77 degli "indiani metropolitani".
Dopodichè arrivarono i famigerati anni '80 dell'edonismo reaganiano e gli anni '90 del "disincanto" assoluto.
Tutto ciò ha comportato la diffusione di una visione nichilistica che ha condotto ad uno spostamento antropologico della società a "destra". Dunque si giunge ad un paradosso: il clima sociale che ha favorito Berlusconi, originato a partire dagli anni '80, è scaturito da precedenti posizioni di "sinistra" che hanno creato le premesse per il suo successo.
Ora, insistere su queste posizioni di "sinistra", all'insegna della rinuncia temporanea o, peggio, permanente ad una lotta per l'emancipazione universale, significa continuare sulla strada che porta a una diffusione della visione nichilistica e ad uno spostamento antropologico a "destra", all'insegna del "non c'è più niente da fare, si salvi chi può".
Bisogna uscire da queste logiche nichilistiche, ricominciando a lottare per il comunismo!
Solo così si evita lo sbandamento a "destra", solo così si evita di cadere nel costringente settarismo schematico "sinistra"-"destra", che pone assurdamente come meno settario chi sta al "centro".
C'è chi ha osservato che è nell'interesse dei padroni contrapporre le masse popolari di "destra" e di "sinistra", usandole come guardie plebee.
Bisogna comprendere come mai molti lavoratori, pur non essendo giunti a detestare una visione comunista della società, siano politicamente collocati a "destra".
Una figura emblematica di queste posizioni, a prescindere dai giudizi che si possano dare alle sue opere, è Houellebecq, scrittore odiato dalla sinistra, il quale ebbe a dire di non sentirsi nè di "sinistra", nè di "destra", ma, dovendo scegliere, di preferire quest'ultima. Figlio di una madre libertina, a suo dire fu trascurato dalla madre di "sinistra" e di fatto adottato dalla nonna comunista. Mantenne stima per le posizioni comuniste ma non per quelle di sinistra.

SQUALLIDE STRUMENTALIZZAZIONI BIPOLARI.

Vicenda Englaro: squallide strumentalizzazioni bipolari per dividere e compattare in due schieramenti le masse popolari, distogliendo il loro sguardo da altre questioni. Non mi riferisco alle disinteressate persone comuni, mosse da sincera passione civile.
Gianfranco La Grassa sottolinea come sia interesse dei padroni la divisione in due parti delle masse popolari, tenendole impegnate l'una contro l'altra, in modo tale da distrarle e utilizzarle come autentiche "guardie plebee" a difesa degli interessi padronali.
Costanzo Preve rileva (e critica!) altresì, osservando la fusione fra "moderno", "postmoderno" e "fine della storia", l'egemonia delle posizioni tardo-habermasiane, secondo le quali l'umanità non potrebbe più aspirare ad una emancipazione universale basata sull'uguaglianza di classe, ma dovrebbe solo limitarsi a temi come ambientalismo, sessualità, etica, rapporti di genere, ecc., ecc.
Vedo strumentalizzazioni di "sinistri" egemonizzati culturalmente dai radicali pannelliani e boniniani, che portano avanti le istanze liberali della borghesia; a destra, massoni che portano avanti le istanze della chiesa cattolica.
D'altronde vediamo, oggi, che l'imperialismo israeliano è difeso dai nipotini dei fascisti e dei liberali che perseguitarono in passato gli ebrei.
E su questo punto, i fascisti sono recidivi. Chi ricorda dell'iniziale ateismo fascista? Imitati oggi dai leghisti. Chi ricorda le posizioni ostilmente anticlericali nel recente passato della Lega?
Inoltre sono insofferente e trovo ripugnanti i cosiddetti "talk show" che si stanno occupando della vicenda di Eluana approfittando come avvoltoi della situazione. E' disgustoso vedere che la vicenda di Eluana sia strumentalmente utilizzata da programmi che solitamente si occupano di "gossip", "glamour", "reality show", moda, vita mondana, borghesotti, nobilastri, lusso, corna, tette e culi vari.
Squallide strumentalizzazioni. Il pensiero di un autore va al di là delle intenzioni dello stesso. La società attuale viene fotografata in modo inquietante dal Grande Fratello orwelliano.
Dopo più di due decenni di egemonia liberale e di frasi ripetutamente udite come "sono di sinistra ma non sono comunista", oggi si è determinato uno slittamento politico-antropologico a destra, all'insegna del "si salvi chi può, con qualunque mezzo!". Effetto della rinuncia a qualsiasi prospettiva universalmente emancipatrice. Oggi, ad essere in crisi, sono le posizioni politico-antropologiche della sinistra. Quelle comuniste sono già state messe, purtroppo, in un angolo da tempo.
Ebbene, in un momento in cui si assiste a questo slittamento e in cui, come argutamente osserva Preve, i padroni detengono il potere con una gestione culturale (da non confondere con lo slittamento antropologico!) di sinistra, una gestione amministrativa di centro e una gestione economica di destra, io dico: "sono comunista ma non sono di sinistra!"

L'AGGRESSIONE GEORGIANA.

La Georgia ha condotto un’operazione di pulizia etnica contro il popolo osseto”.
Questo quanto dichiarato dal primo vice-primo ministro russo, Serghej Ivanov.
Cominciano a diffondersi i dettagli sul terribile massacro perpetrato dai Georgiani a danno degli Osseti. Si tratta di notizie raccapriccianti, descriventi orrori indicibili.
Serghej Ivanov ha raccontato alcuni risvolti riguardanti queste vicende. I politici occidentali, nel frattempo, con una incredibile faccia tosta fingono di ignorare quanto avvenuto in Kossovo, e continuano ad aggredire la Russia che è intervenuta a difesa della popolazione osseta. Perchè il Kossovo ha potuto divenire indipendente, e Ossezia e Abkhazia non possono conseguire l'indipendenza? Perchè alla Serbia è stato impedito di esercitare la propria sovranità e alla Georgia vogliono permetterle di esercitarla sull'intero territorio? Questa è una politica da "pop corn" e "hot dog"!
Altro che diritti umani e diritto internazionale, due bandiere sventolate alternativamente in base agli interessi dell'imperialismo statunitense! Vergogna!
Inoltre i politici occidentali rilevano che in questo modo la Russia si porrebbe fuori dalle "istituzioni internazionali"? Ma di quali "istituzioni" parlano? Si tratta di una intimidazione? Già in ambito ONU, dopo l'opposizione all'inasprimento delle misure contro l'Iran, da parte di Russia, Cina e India, i politici occidentali hanno ridicolmente dichiarato che questi tre Paesi avrebbero rischiato di porsi fuori dalla "comunità internazionale"!
Ma cos'è questa fantomatica "comunità internazionale"? Chi la costituirebbe? Una parte delle popolazioni di una ristretta cerchia di Paesi del mondo, tale da risultare una infima minoranza? E Cina, India, Russia e Iran, con i loro 2.658.493.371 abitanti complessivi (fonte: msn encarta, dati del 2007), rischierebbero di trovarsi fuori dalla "comunità internazionale?
Ma è letteralmente grottesco!
Senza contare gli altri Paesi considerati "fuori" dalla cosiddetta "comunità internazionale"!
Tutto ciò ricorda un film dove il protagonista, rimasto isolato fuori ad un balcone, bussava e, urlando, diceva alla persona che aveva serrato la porta che era lei a essere rimasta chiusa!
Politici europei ed italiani, almeno un briciolo di dignità!
Gli USA stanno attuando politiche in netto contrasto con gli interessi europei ed italiani! Lottiamo per la nostra indipendenza!
Lottiamo per sottrarci dal giogo statunitense!
Gli USA stanno dimostrando che ciò che conta è solo la legge del più forte!
E ciò fa il paio con la situazione italiana, dove viene propagandato il garantismo per i potenti e la tolleranza zero per le masse popolari; dove i padroni non finiscono mai in galera (o al massimo ci rimangono pochissimo), e a coloro che fanno parte delle fasce più povere della società non viene riservata altrettanta indulgenza!
Poi parlano di "democrazia", di "Stato di diritto" e di "rispetto della legge"!

IL KKE E LA QUESTIONE DELLE ALLEANZE.

Inserisco questa intervista, anche se datata di alcuni mesi, ad Aleka Papariga, segretaria del KKE (Partito Comunista Greco), non solo perchè ritengo sia generalmente interessante, ma anche perchè contiene alcuni riferimenti al nostro Paese e alcune analogie alla nostra situazione.
I Partiti Comunisti, in Italia, si ritrovano in questo momento a subire numerose pressioni. Da una parte, verso l'assunzione di posizioni veteroliberali (più o meno di sinistra), esse sì, posizioni vecchie. Da un'altra parte, a perseguire in maniera metafisica, indiscussa e obbligatoria, come unica opzione politica, un'alleanza con i partiti del centrosinistra.
Chi è dubbioso sull'assunzione dogmatica di queste visioni, viene tacciato di "estremismo". L'estremismo è un atteggiamento che il comunista ortodosso rifugge. Eppure, il KKE, considerato il Partito Comunista più ortodosso dell'Europa occidentale, è contrario ad alleanze con partiti che si rendano responsabili di politiche antipopolari. Riguardo al discorso sull'Unione Europea, essa deve essere giudicata in modo dialettico. Questa unione può essere l'occasione per costruire un'organizzazione democratica in grado di liberare l'Europa dal giogo dell'oppressione imperialistica statunitense; ma può anche diventare, e questa sembra essere la strada attualmente imboccata, un strumento al servizio esclusivo degli interessi dei grandi monopoli, esercitante politiche contrarie alle masse popolari, e non in grado di costituire strumento d'emancipazione per i Paesi del "vecchio continente". Altra pressione che i Partiti Comunisti, in Italia, si trovano a subire, è quella verso un cieco e generico "pragmatismo", che risulta perdente in un tempo in cui ad essere dominante è il nichilismo. Le cosiddette proposte genericamente "pratiche", sono i "rimedi" di chi è succube, volontariamente o involontariamente, dell'egemonia ideologica capitalistica, le cui "soluzioni" vengono recepite come migliori perchè "originali" e, in quanto tali, più efficaci delle imitazioni. Bisogna dunque evitare di insistere a percorrere strade destinate alla sconfitta. E' ora di ricominciare a discutere di altri modelli di società!
Tratto da:
www.resistenze.org - popoli resistenti - Grecia - 25-02-08 - n. 216
da www.solidnet.org - fonte http://inter.kke.gr

KKE – La Segretaria del PC della Grecia Aleka Papariga interviene sull'attuale crisi del sistema bipartitico in Grecia
Estratti dell'intervista pubblicata su uno dei quotidiani a maggior diffusione in Grecia, To Vima ("Tribuna"), di domenica 10 febbraio 2008

14/02/2008
Commentando il clima di esasperazione politica dell'ultimo periodo in Grecia e le proposte elaborate dal KKE per superare la crisi, così si è espressa Aleka Papariga, Segretario del Partito: "E' necessario un contrattacco delle forze popolari per respingere e rovesciare l'attuale politica che colpisce gli interessi della popolazione. Ciò significa: disubbidienza, innanzitutto nei luoghi di lavoro, poi rifiuto delle nuove disposizioni di legge che tagliano il sistema della previdenza sociale, una forte rivendicazione salariale e una decisa opposizione alle concertazioni promosse dalla maggior organizzazione sindacale, il GSEE, per pochi spiccioli. Significa lottare perché istruzione, sanità e previdenza sociale siano esclusivamente pubbliche e gratuite. Inoltre, significa dare seguito politico alle varie rivendicazioni sociali. Occorre urgentemente un mutamento dei rapporti di forza sia nei sindacati che a livello politico. Non si tratta solo di volere un nuovo governo, quanto di cercare un radicale cambio di indirizzo politico. In ultimo, abbiamo bisogno di una coalizione di forze popolari capaci di condurre la lotta e guidare il paese".
Alla questione se il KKE sia preoccupato di dover affrontare un eventuale governo di coalizione di formazioni diverse con un unico programma di minima basato su obiettivi neoliberisti e antipopolari, Aleka Papariga ha ricordato come le scelte europeiste siano incompatibili con qualsiasi misura favorevole ai ceti popolari.
"Chi dice il contrario deve spiegare come aumentare i salari, frenare il rialzo dei prezzi al consumo, arginare il sistema di istruzione privata, come ridurre l'età pensionabile a 55 e 60 anni quando la via a senso unico indicata dalla UE è volta a meglio servire gli interessi dei grandi monopoli e accrescere lo sfruttamento dei lavoratori. Le soluzioni neoliberiste e antipopolari sono trappole sempre in agguato. L'esempio offerto dal governo Prodi ci insegna come queste soluzioni siano dolorose per la popolazione e come lascino le forze popolari completamente in balia dei manager del sistema politico e borghese. È sempre la stessa musica: dopo Prodi viene Berlusconi e viceversa".
Alla domanda se l'elezione di Tsipras alla presidenza di Synaspismos [SYN, coalizione della sinistra e dei Movimenti e dell'Ecologia, nella "Sinistra Europea" con il PRC] creerà qualche ostacolo al KKE, Papariga ha commentato: "Il ruolo di Synaspismos non cambierà per aver eletto un nuovo leader o aver adottato un linguaggio più di sinistra. Synaspismos non è mai stato affidabile: è un progetto politico buono per tutte le stagioni. Programma e ideologia di questo partito sono di tipo socialdemocratico. In buona sostanza si tratta di un partito simile al PASOK che non riuscirà ad essere migliore del PASOK. Synaspismos, con le sue proposte e le sue oscillazioni, rende impraticabile alle forze popolari il superamento di un sistema politico bipartitico. La tattica di Synaspismos mira a stabilire una cooperazione con PASOK o con settori di PASOK, per poter formare congiuntamente un governo idoneo a contenere le rivendicazioni sociali".
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Un'altra interessante intervista ad Aleka Papariga.

Per una breve storia del KKE, intrecciata con la recente storia greca, si può consultare, ad esempio, il canale youtube di panosfidis. E' particolarmente utile per togliere il velo dagli occhi, sul nostro passato, e sul rapporto fra resistenza e intervento imperialistico angloamericano nella seconda guerra mondiale.

ZDANOV E LA CULTURA.

In quest'epoca, sembra che parlare di comunismo e di personaggi legati a quel percorso politico sia diventato un tabù.
Parallelamente, assistiamo sconcertati alla riabilitazione di racappriccianti figure politiche, contraddistinte dalle loro teorie e pratiche aberranti e disegualitarie. Il tutto, spesso, con la complicità di una sinistra colpevolmente consenziente. La storia va comunque conosciuta, a prescindere dalle proprie idee, perlomeno per non censurare e non amputare le nostre conoscenze.
Una figura sulla quale è stata esercitata spesso una esecrabile e acritica denigrazione mistificatrice, di basso livello, è quella di Andrei Zdanov, esponente politico considerato invece, in URSS, al suo tempo, uno dei massimi teorici di quel Paese.
Ritengo che vada effettuata una valutazione serena, senza dogmatismi di sorta, pensando alla difficile situazione storica in cui si trovava l'Unione Sovietica in quel periodo, appena uscita dalla seconda guerra mondiale, dove il suo tributo era stato di venti milioni di morti, e pensando alla successiva situazione, perlomeno altrettanto difficile. Pensiamo che alcune questioni culturali e filosofiche si sono poste solo diverso tempo dopo. E ricordiamoci che negli USA erano presenti fenomeni antidemocratici, dunque con finalità ben diverse, ai quali se ne aggiunsero ben presto altri, come ad esempio il duraturo maccartismo. Forme di neomaccartismo sono state perpetrate anche in seguito, e lo sono tutt'ora.
Ho scelto, di un celebre discorso di Zdanov, la parte riguardante Anna Akhmatova, la quale ebbe in quel periodo anche strani contatti con esponenti inglesi, contatti che vennero giustificati, da parte anticomunista, in modo piuttosto goffo. Ritengo utile riportare qui un brano di questo discorso, per continuare a trattare l'argomento antropologico, rilevando ancora una volta le manipolazioni compiute dai padroni anche in questo campo. E' sotto gli occhi di tutti l'attività plasmatrice dei rapporti umani, che i borghesi stanno esercitando. Basti pensare a determinate trasmissioni TV, a certi giornali, film, libri, canzoni, pubblicità, ecc.
Vediamo come vengono spinti, ad esempio, i rapporti e le questioni sessuali, in direzioni gradite ai capitalisti!
E, ancora una volta, come stiano propagandando una visione dionisiaca della realtà, atta a disgregare le fasce basse della società e a imporre il loro "divide et impera"!
Dobbiamo altresì evitare di cadere nella trappola della divisione della cultura in Kultur e Zivilisation.
Riguardo alla questione della Donna, i comunisti sono propugnatori della sua emancipazione, così come dell'emancipazione dell'intera società. Sto affermando da tempo la distinzione fra femminismo e neofemminismo. Il primo, che sostengo, rivendica (o rivendicava?) per l'appunto l'emancipazione della donna, e lotta (o lottava?) contro lo sfruttamento, compreso quello del corpo femminile; il secondo, che combatto, rivendica in nome del differenzialismo una società disegualitaria, auspicando il raggiungimento prevaricatorio di spazi di potere individuali sempre più grandi. Basti pensare alle neofemministe statunitensi che valutano positivamente la pornografia, considerata da esse strumento di potere delle donne. E preoccupante è anche la propaganda dell'intimismo, atto a distogliere l'attenzione dalle grandi questioni politiche e sociali, con la fuga "nel privato", funzionale agli interessi dei padroni. Ma grave è il vero e proprio lavaggio del cervello attuato tramite la televisione. Avere un televisore acceso in casa significa recepire, consciamente o inconsciamente, chi vi è inquadrato come realmente presente in casa. Ora, con la divulgazione dell'immagine dello statunitense "metafisicamente buono", esso, in casa, diventa un "amico", un "parente", una "brava persona"!
Ciò determina l'inconscio rigetto della possibilità di vedere gli USA come Paese esercitante politiche antidemocratiche. Penso che ci si debba confrontare con gli apici della cultura borghese e della cultura contemporanea. Ciò non significa però, come avviene oggi, passiva e succube ricezione di esse. Riguardo al brano qui riportato, esso è certamente da contestualizzare. Ma ritengo che in questo scritto siano elencate delle questioni dannosamente perse di vista da tempo.
E' ora di rialzare la guardia, riprendendo a discutere di queste tematiche!
Da:
"RAPPORTO SULLE RIVISTE ZVIEZDA' E LENINGRAD".
"...Passo alla questione della «creazione» letteraria di Anna Akhmatova. Le sue opere, negli ultimi tempi, appaiono sulle riviste di Leningrado nella forma di «rielaborazione ampliata». Ciò è tanto strano e innaturale, come se qualcuno oggi si mettesse a ripubblicare le opere di Merezkovski, Viaceslav Ivanov, Michele Kusmin, Andrea Bieli, Zinaida Hippius, Fiodor Sologub, Zinovieva Annibal, ecc. ecc., cioè di tutti coloro che la nostra letteratura e la nostra opinione pubblica d'avanguardia hanno sempre ritenuto i rappresentanti dell'oscurantismo reazionario e dell'apostasia in politica e in arte.
Gorki disse, a suo tempo, che il decennio tra il 1907 e il 1917 merita di esser definito il decennio più vergognoso e più mediocre della storia degli intellettuali russi; allora, dopo la rivoluzione del 1905, una parte notevole degli intellettuali voltò le spalle alla rivoluzione, scivolò nella palude del misticismo reazionario e della pornografia, proclamò come propria bandiera la mancanza di ogni ideologia, mascherando il proprio tradimento con la «bella» frase: «bruciai tutto ciò che adoravo, adorai tutto ciò che bruciavo» . Appunto in questo decennio apparvero opere di rinnegati come Il cavallo pallido di Ropscin, le opere di Vinnicenko e di altri, che disertarono il campo della rivoluzione per il campo della reazione, e che si affrettarono a screditare gli alti ideali per cui lottava la parte migliore, di avanguardia, della società russa. Vennero alla luce i simbolisti, gli immaginisti, i decadenti d'ogni colore, che rinnegavano il popolo e proclamavano la tesi «l'arte per l'arte», che esaltavano l'assenza di ogni ideologia nella letteratura, mascherando la propria corruzione ideologica e morale con la ricerca della bella forma priva di contenuto. Erano acccomunati tutti dal terrore selvaggio per la rivoluzione proletaria che avanzava. Basti ricordare che uno dei maggiori «ideologi» di queste correnti letterarie reazionarie era Merezkovski, il quale definì la marcia della rivoluzione proletaria «l'avanzata di Cam»(1) e che accolse la Rivoluzione d'Ottobre con un livore bestiale.
Anna Akhmatova è uno dei rappresentanti di questa palude letteraria, reazionaria e senza idee. Essa appartiene al cosiddetto gruppo letterario degli acmeisti, che uscirono, a suo tempo, dalle file dei simbolisti, e fu sempre vessillifera della poesia aristocratica da salotto, vuota, priva di contenuto, assolutamente estranea alla letteratura sovietica. Gli acmeisti rappresentavano la tendenza più individualista dell'arte. Essi predicavano la teoria «dell'arte per l'arte», «della bellezza per la bellezza», non volevano saperne del popolo, dei suoi bisogni, dei suoi interessi, della vita sociale.
Per le sue origini sociali era questa una corrente letteraria aristocratico-borghese, in un periodo in cui l'aristocrazia e la borghesia avevano i giorni contati e in cui i poeti e gli ideologi delle classi dominanti si sforzavano di evadere dalla spiacevole realtà, per levarsi nelle altezze stratosferiche, nelle nebbie del misticismo religioso, nelle meschine esperienze personali e nell'indagine delle loro meschine animucce. Gli acmeisti, come i simbolisti, i decadenti e gli altri rappresentanti dell'ideologia aristocratico-borghese in dissoluzione, predicavano il decadentismo, il pessimismo, la fede in un mondo soprannaturale.
Gli argomenti della Akhmatova sono espressione d'individualismo. Il diapason della sua poesia, una poesia da signorina irritata, che si muove tra il boudoir e l'inginocchiatoio, è straordinariamente basso. Il suo motivo fondamentale è dato dagli accenti erotico-sentimentali, intrecciati di tristezza, angoscia, morte, misticismo, fatalità. Il sentimento della fatalità, sentimento comprensibile per la coscienza sociale di un gruppo agonizzante, i toni oscuri della disperazione che precede la morte, le esperienze mistiche unite all'erotismo, questo è il mondo spirituale dell'Akhmatova, uno dei frammenti del mondo della vecchia cultura aristocratica irrimediabilmente sprofondato nel passato «del buon tempo antico di Caterina» . Ora monaca, ora sgualdrina, o, piuttosto, monaca e sgualdrina insieme, in cui la dissolutezza è mista alla preghiera.

Ma io ti giuro sul giardino dell'angelo,
Sull'icona dei miracoli, ti giuro
E sull'odore delle nostre notti di fiamma...
( Akhmatova, Anno Domini )

Questa è l'Akhmtova con la sua piccola, meschina vita personale, con le sue insignificanti esperienze ed il suo erotismo mistico-religioso.
La poesia dell'Akhmatova è assolutamente lontana dal popolo. E' la poesia dei diecimila privilegiati della vecchia Russia aristocratica, condannati, ai quali non è rimasto altro che sospirare per il «buon tempo antico». I palazzi dei latifondisti dei tempi di Caterina, con i secolari viali di tigli, le fontane, le statue e gli archi di pietra, le serre, le conversazioni amorose e le vetuste insegne sul portone, la Pietroburgo aristocratica, Tsarkoie Selò(2) la stazione di Pavlovsk e le altre reliquie della civiltà aristocratica. Ma tutto ciò è sparito in un passato che non ritornerà! I frammenti di questa civiltà ormai lontana, estranea al popolo, che per chissà quale miracolo si sono conservati sino ai nostri tempi, non hanno più altro da fare che chiudersi in se stessi e vivere di chimere. «Tutto è disperso, tradito, venduto» : così scrive la Akhmatova.
Ossip Mandelstam, uno degli esponenti più in vista di quel gruppetto, poco prima della rivoluzione, così scriveva degli ideali poltico-sociali e letterari degli acmeisti: «Gli acmeisti uniscono l'amore per l'organismo e l'organizzazione a un geniale medioevalismo fisiologico...» . «Il medioevo, determinando a suo modo il peso specifico dell'uomo, lo sentiva e lo riconosceva in chiunque, del tutto indipendentemente dai suoi meriti...» . «Sì, l'Europa ha attraversato il labirinto di una cultura raffinata e precisa, quando l'esistenza astratta, l'esistenza individuale, da nulla abbellita, era stimata come un atto eroico. Di qui l'intimità aristocratica, che legava tutti gli uomini ed era così estranea, per il suo spirito, alla 'uguaglianza e fraternità' della grande rivoluzione...» . «Il medioevo ci è caro, perchè possedeva in alta misura il senso del limite e delle barriere...» . «Un misto generoso di ragionevolezza e di misticismo e la sensazione del mondo come vivente equilibrio ci lega a quell'epoca e ci induce ad attingere energie dalle opere delle letterature romanze del XIII secolo» .
In queste enunciazioni di Mandelstam sono esposti i sogni e gli ideali degli acmeisti. «Indietro verso il medioevo» : questo è l'ideale sociale di questo gruppo aristocratico da salotto. Indietro verso la scimmia: fa eco Zostcenko. A proposito, sia gli acmeisti che i Fratelli Serapioni traggono la loro origine da antenati comuni. Il capostipite comune, tanto degli acmeisti che dei Fratelli Serapioni, è stato Hoffmann, uno dei fondatori del decadentismo e del misticismo aristocratico da salotto.
Perchè tutto ad un tratto si è avuto bisogno di popolarizzare la poesia dell'Akhmatova? Che relazione ha con noi, col popolo sovietico? Perchè occorre mettere una tribuna letteraria a disposizione di tutte queste correnti letterarie decadenti e a noi profondamente estranee?
Dalla storia della letteratura russa, sappiamo che più d'una volta le correnti letterarie reazionarie, a cui appartenevano i simbolisti e gli acmeisti, hanno tentato di muover guerra alle grandi tradizioni rivoluzonarie democratiche della letteratura russa, contro i suoi esponenti d'avanguardia, hanno tentato di privare la letteratura del suo alto significato ideologico e sociale, di trascinarla nella palude della mancanza di contenuto ideologico e della volgarità. Tutte queste correnti «di moda» sono state sommerse nel Lete e respinte nel passato, insieme alle classi di cui esprimevano l'ideologia. Di tutti questi simbolisti, acmeisti, bluse gialle, fanti di quadri, nicevoki(3) che cosa è rimasto nella nostra genuina letteratura russa, sovietica? Proprio nulla, sebbene i loro attacchi contro i grandi esponenti della letteratura democratica rivoluzionaria russa -- Bielinski, Dobroliubov, Cerniscevski, Herzen, Saltikov-Stcedrin -- fossero stati preparati con gran rumore e pretenziosità. Ma con lo stesso fracasso essi si sono sfasciati.
Gli acmeisti proclamavano: «Non apportare modificazione alcuna all'esistenza e non abbandonarsi a criticarla». Perchè erano contrari ad introdurre una qualsiasi modificazione nella vita? Perchè quel vecchio modo di vivere aristocratico, borghese piaceva loro; mentre invece il popolo rivoluzionario si accingeva a distruggere quella loro vita. Nell'ottobre del 1917, sia le classi dominanti che i loro ideologi e cantori furono gettati tra i rifiuti della storia.
E improvvisamente, nel ventinovesimo anno della rivoluzione socialista, ecco che ricompaiono sulla scena alcune rarità da museo di quel mondo di ombre e incominciano a insegnare alla nostra gioventù come si deve vivere. Davanti alla Akhmatova si spalancano le porte di una rivista di Leningrado e la si lascia libera di avvelenare la coscienza della gioventù con la deleteria esalazione della sua poesia.
In un numero della rivista Leningrad è stato pubblicato qualcosa come un estratto delle opere scritte dall'Alkhmatova dal 1909 al 1944. E qui, insieme ad altri detriti, c'è una poesia scritta durante la grande guerra patria, nel momento dell'evacuazione. In questa poesia essa scrive della sua solitudine, che è costretta a dividere con un gatto nero. Il gatto nero la guarda come l'occhio del secolo. Il tema non è nuovo. Di un gatto nero l'Akhmatova scrisse anche nel 1909. Le sensazioni di solitudine e di mancanza di una via di uscita, sensazioni estranee alla letteratura sovietica, accompagnano tutto il processo storico della «creazione» dell'Akhmatova.
Che cosa c'è di comune fra questa poesia e gli interessi del nostro popolo e del nostro stato? Proprio nulla, L'opera dell'Akhmatova è l'espressione di un lontano passato; essa è estranea alla realtà sovietica contemporanea e non può venir tollerata sulle pagine delle nostre riviste. La nostra letteratura non è una impresa privata destinata a soddisfare i vari gusti del mercato letterario. Noi non siamo affatto obbligati a far posto, nella nostra letteratura, a gusti e costumi che non hanno nulla in comune con la morale e le qualità del popolo sovietico. Che cosa possono dare di istruttivo alla nostra gioventù le opere dell'Akhmatova? Nulla, se non del male. Queste opere possono soltanto seminare lo sconforto, la demoralizzazione, il pessimismo, l'aspirazione a evadere dai problemi essenziali della vita sociale, ad abbandonare l'ampia via della vita e dell'attività sociale per il ristretto piccolo mondo delle esperienze individuali. Come si può affidar loro l'educazione della nostra gioventù?! Eppure, si sono pubblicate con gran sollecitudine le cose dell'Akhmatova su Zviezdà e su Leningrad e perfino in volume. E' stato un grosso errore politico.
Non è un caso che, in conseguenza di ciò, sulle riviste di Leningrado abbiano cominciato ad apparire le opere di altri scrittori che stanno scivolando nell'assenza di ogni ideologia e nel decadentismo. Alludo ad oper come quelle di Sadofiev e della Komissarova. In alcuni dei loro versi, Sadofiev e la Komissarova hanno incominciato a riecheggiare l'Akhmatova, a coltivare gli atteggiamenti di sconforto, di tristezza e di solitudine, tanto cari all'anima dell'Akhmatova.
Non occorre dire che simili atteggiamenti o l'apologia di simili atteggiamenti possono esercitare soltanto un influsso negativo sulla nostra gioventù, possono avvelenarne la coscienza con il soffio mefitico della mancanza di un'ideologia, dell'apoliticità, dello sconforto.
E che cosa sarebbe accaduto se avessimo educato la nostra gioventù nello sconforto e nella sfiducia nella nostra causa? Sarebbe avvenuto che non avremmo vinto la grande guerra patria. Noi abbiamo superato le immense difficoltà dell'edificazione del socialismo ed abbiamo ottenuto la vittoria sui tedeschi e sui giapponesi proprio perchè lo stato sovietico e il nostro partito, con l'aiuto della letteratura sovietica, hanno educato la nostra gioventù all'operosità, alla fiducia nelle proprie forze. (...)
(...) Prendiamo ancora l'argomento della donna sovietica. Si possono forse coltivare, fra i lettori e le lettrici sovietiche, le vergognose concezioni dell'Akhmatova sulla funzione e sulla missione della donna, invece di dare una rappresentazione veramente esatta della donna sovietica contemporanea in generale e della fanciulla e della donna eroine di Leningrado in particolare, che hanno sostenuto sulle loro spalle le immense difficoltà degli anni di guerra e oggi lavorano con abnegazione per risolvere i difficili compiti della ricostruzione economica? (...)
(...) V.I. Lenin formulò per primo, con estrema chiarezza, l'atteggiamento del pensiero sociale d'avanguardia verso la letteratura e l'arte. Vi rammenterò il noto articolo di Lenin: Organizzazione di partito e letteratura di partito, scritto alla fine del 1905, in cui egli, con la forza che gli era propria, dimostrò che la letteratura non può essere senza partito, che essa dev'essere parte integrante e notevole della causa generale del proletariato. In quest'articolo di Lenin sono posti tutti i principi su cui si basa lo sviluppo della nostra letteratura sovietica. Lenin scriveva:
«La letteratura deve diventare di partito. In contrapposizione ai costumi borghesi, in contrapposizione alla stampa borghese affaristica e commerciale, in contrapposizione all'arrivismo letterario e all'individualismo borghesi, all' 'anarchismo da signori' e alla corsa al guadagno, il proletariato socialista deve promuovere il principio della letteratura di partito, sviluppare questo principio e attuarlo nella forma più completa e organica possibile» .
«In che cosa consiste questo principio della letteratura di partito? Non soltanto nel fatto che per il proletariato socialista l'attività letteraria non può essere strumento di guadagno per singoli individui o per gruppi, ma anche nel fatto che essa non può essere in genere una questione individuale, indipendente dalla causa generale del proletariato. Abbasso i letterati senza partito! Abbasso i letterati superuomini! L'attività letteraria deve diventare una parte dell'attività generale del proletariato...».
E più oltre, nello stesso articolo:
«Vivere nella società ed essere liberi dalla società non è possibile. La libertà dello scrittore, dell'artista, dell'attrice borghese è soltanto una dipendenza mascherata (o ipocritamente mascherata) dai portafogli ben forniti, da coloro che li corrompono e li mantengono.» .
(...) Tutti noi amiamo Leningrado, tutti noi amiamo la nostra organizzazione di partito di Leningrado, come uno dei reparti d'avanguardia del nostro partito. A Leningrado non dev'esserci rifugio per i vari avventurieri mascherati della letteratura, che vogliono sfruttare Leningrado per i loro scopi. A Zostcenko, alla Akhmatova e ai loro simili, la Leningrado sovietica non è cara. Essi vogliono vedere in essa l'incarnazione di altri ordinamenti sociali e politici, di un'altra ideologia. La vecchia Pietroburgo, il cavaliere di bronzo, ecco che cosa balena davanti ai loro occhi come simbolo di questa vecchia Pietroburgo. E noi invece amiamo la Leningrado sovietica, la Leningrado centro d'avanguardia della cultura sovietica. La gloriosa schiera delle grandi figure democratiche e rivoluzionarie uscite da Leningrado: ecco i nostri antenati diretti, a cui facciamo risalire le nostre origini. Le gloriose tradizioni della Leningrado contemporanea sono la continuazione dello sviluppo di queste grandi tradizioni democratiche rivoluzionarie, che non cambieremmo per nulla al mondo. (...)
(...) Al mondo borghese non piacciono i nostri successi all'interno del paese e nel campo internazionale. Le posizioni del socialismo, alla fine della seconda guerra mondiale, si sono consolidate. In molti paesi d'Europa la questione del socialismo è all'ordine del giorno. Ciò non piace agli imperialisti di tutte le tinte. Essi hanno paura del socialismo, hanno paura della nostra patria socialista, che è d'esempio a tutta l'umanità progressiva. Gli imperialisti, i servi della loro ideologia, i loro letterati e giornalisti, i loro uomini politici e i loro diplomatici cercano in tutti i modi di calunniare il nostro paese, di metterlo sotto una falsa luce, di calunniare il socialismo. In queste condizioni, il compito della letteratura sovietica non sta soltanto nel rispondere, colpo per colpo, a tutte queste ripugnanti calunnie ed attacchi contro la nostra cultura sovietica, contro il socialismo; ma anche nello sferzare ed attaccare audacemente la cultura borghese, che si trova in uno stato di marasma e di decomposizione.
Quali che siano le belle forme di cui si riveste oggi la produzione dei letterati borghesi di moda, nell'Europa occidentale e in America, e quelle dei registi cinematografici e teatrali, essi non possono comunque salvare e rialzare la loro cultura borghese, poichè la base materiale è putrida e nauseante, poichè questa cultura è posta al servizio della proprietà privata capitalistica, al servizio degli interessi egoistici e cupidi della élite della società borghese. Tutta la schiera dei letterati, dei registi cinematografici e teatrali borghesi si sforza di distrarre l'attenzione degli strati progressivi della società dalle scottanti questioni della lotta sociale e politica e di portare quest'attenzione nell'alveo della letteratura e dell'arte volgari e senza ideologia, piene di gangster, di girls da varietà, di esaltazione dell'adulterio, di prodezze di avventurieri d'ogni genere e di cavalieri d'industria.
Si addice forse a noi, rappresentanti della cultura sovietica progressiva, patrioti sovietici, la parte di chi si inchina alla cultura borghese o la parte di suoi discepoli? Al contrario, la nostra letteratura, che riflette una struttura più elevata di qualsiasi struttura democratico-borghese, una cultura molte volte più alta della cultura borghese, ha il diritto di insegnare agli altri la nuova morale umana universale. (...)".
1- Cioè l'avanzata dei popoli orientali, che discenderebbero da Cam, figlio di Noè.
2Villaggio dello Zar» , famoso castello, residenza estiva degli zar nelle vicinanze di Pietroburgo.
3- Letteralmente: «nullisti» .

Andrei Zdanov, "Rapporto sulle riviste Zviezdà e Leningrad", pubblicato nel n. 225 della Pravda, 21 settembre 1946. Tratto da: "Politica e ideologia", Edizioni Rinascita, 1949, traduzione di Carol Caracciolo-Straneo.

LENIN E L'EMANCIPAZIONE DELLA DONNA.

Come sto dicendo da tempo, ritengo urgente ed importante ricominciare ad affrontare la realtà da un punto di vista globale, rifuggendo analisi settoriali. Ritengo sia cruciale affrontare anche le questioni antropologiche. Dopo il mio messaggio recante citazioni di Houellebecq, penso sia interessante riportare queste due lettere che Lenin scrisse in uno scambio epistolare con Ines Armand.
Ines Armand (1875-1920), seguace e collaboratrice di Lenin, nacque da padre inglese e da madre francese e svolse in Russia la sua attività politica. Le condizioni agiate della sua famiglia non la distolsero dai problemi sociali più angosciosi ma, al contrario, un interesse appassionato e costante per la vita delle masse lavoratrici si manifestò in lei fin dalla prima giovinezza e la portò rapidamente al movimento socialista. Entrata nelle file dei bolscevichi nel 1904, subì il primo arresto l'anno successivo, allo scoppio della rivoluzione democratica borghese. Due anni dopo venne deportata ad Arcangelo dal governo reazionario di Stolypin e di là fuggì nel 1909, un mese prima che scadesse il termine della condanna, per rifugiarsi prima a Bruxelles e poi a Parigi, dove continuò a dedicarsi al suo lavoro rivoluzionario.Tornò in Russia nel 1912, partecipò a Pietrogrado alla campagna elettorale per la IV Duma e fu nuovamente arrestata.Ma un anno dopo era di nuovo all'estero, corrispondente del giornale Rabotnitsa (L'operaia). Prese parte alla conferenza di Zimmerwald (1915) e a quella di Kienthal (1916) e, dal febbraio 1917, svolse il lavoro di partito a Mosca. Dopo la Rivoluzione d'ottobre si occupò particolarmente dell'organizzazione delle operaie e, nel 1919, presiedette la I Conferenza internazionale delle comuniste. L'anno seguente, stanca e malata, si recò nel Caucaso, ma le vicende della guerra civile la costrinsero ben presto ad allontanarsi e morì di colera durante il viaggio.

Lettera ad Ines Armand, 17 Gennaio 1915, Berna.

Dear friend,
lo schema dell'opuscolo raccomando caldamente di scriverlo un pò più estesamente(1).
Altrimenti troppe cose non sono chiare.

Una sola osservazione debbo fare fin d'ora:
§ 3 - la "rivendicazione (femminile) della libertà dell'amore" consiglio di sopprimerla del tutto.
Questa in effetti si risolve in una rivendicazione non proletaria, ma borghese.
In realtà che cosa intendete dire con ciò? Che cosa si può intendere con ciò?
  1. Libertà dai calcoli materiali (finanziari) nel campo dell'amore?
  2. idem dalle preoccupazioni materiali?
  3. dai pregiudizi religiosi?
  4. dal divieto del padre, ecc?
  5. dai pregiudizi della "società"?
  6. dalla grettezza (contadina o piccolo-borghese o intellettuale-borghese) dell'ambiente?
  7. dai vincoli della legge, dei tribunali e della politica?
  8. dalla serietà in amore?
  9. dalla procreazione?
  10. libertà dell'adulterio? ecc.
Ho enumerato molte sfumature (non tutte, naturalmente). Voi volete intendere di certo non i punti 8-10, ma i punti 1-7 o qualcosa del genere.
Ma per i punti 1-7 bisogna scegliere un'altra formulazione, poichè libertà dell'amore non esprime esattamente quest'idea.
E il pubblico, i lettori dell'opuscolo inevitabilmente intenderanno per "libertà dell'amore" in generale, qualcosa del genere dei punti 8-10 persino contro la vostra volontà.
Appunto perchè nella società odierna le classi più loquaci, rumorose, "altolocate" intendono per "libertà dell'amore" i punti 8-10, appunto per questo si tratta di una rivendicazione non proletaria ma borghese.
Al proletariato importano più di tutto i punti 1-2 e poi 1-7, e questo propriamente non è "libertà dell'amore".
Qui non si tratta di quello che voi soggettivamente "volete intendere" con ciò. La questione sta nella logica oggettiva dei rapporti di classe in fatto d'amore.
Friendly shake hands(2)!
W. I.

1- Si tratta di un opuscolo per le lavoratrici che poi non venne scritto.
2- Una cordiale stretta di mano.

Lettera ad Ines Armand, del 24 Gennaio 1915, Berna.

Cara amica,
scusatemi se rispondo con ritardo: volevo farlo ieri, ma sono sopravvenuti degli impegni e non ho avuto tempo di mettermi a scrivere.
Riguardo al vostro schema di opuscolo trovo che la "rivendicazione della libertà dell'amore" non è chiara e - indipendentemente dalla vostra volontà e dal vostro desiderio (ho sottolineato questo, dicendo: la questione sta nei rapporti oggettivi di classe, e non nelle vostre intenzioni soggettive) - rappresenta, nella situazione sociale attuale, una rivendicazione borghese e non proletaria.
Voi non siete d'accordo.
Bene esaminiamo la cosa ancora una volta.
Per render chiaro quello che non è chiaro ho enumerato in via di esempio una decina delle varie interpretazioni possibili (e inevitabili in una situazione di discordia di classe), notando inoltre che le interpretazioni 1-7, secondo me, sono tipiche o caratteristiche delle donne proletarie, e quelle 8-10 delle donne borghesi.
Per confutare ciò bisognerebbe dimostrare: 1) che queste interpretazioni sono errate (e allora sostiturle con altre o indicare quelle errate), o 2) incomplete (e allora aggiungere quello che manca), oppure, 3) che non si dividono in proletarie e borghesi in quel modo.
Voi non fate nè la prima, nè la seconda, e nemmeno la terza cosa.
I punti 1-7 non li toccate affatto. Riconoscete, dunque, la loro giustezza (in generale)? (Quello che voi scrivete della prostituzione delle donne proletarie e della loro dipendenza: "impossibilità di dir di no", rientra in pieno nei punti 1-7. Qui tra noi non si può scorgere alcun dissenso.)
Voi non contestate neppure che questa è una interpretazione proletaria.
Restano i punti 8-10.
Voi li "capite poco" e obiettate: "non capisco come si possa (è scritto proprio così) identificare (!!??) la libertà dell'amore col" punto 10...
Ne risulta che io "identifico" e che voi pensate di farmi una ramanzina e mettermi fuori combattimento?
Come sarebbe a dire? Che significa?
Le borghesi intendono per libertà dell'amore i punti 8-10: ecco la mia tesi.
La volete confutare? Allora dite: che cosa intendono le signore borghesi per libertà dell'amore?
Voi non lo dite. La letteratura e la vita non dimostrano forse che le donne borghesi intendono appunto questo?
Lo dimostrano in pieno!Voi tacendo lo riconoscete.
E se è così, il problema sta nella loro situazione di classe e "confutarle" è quasi impossibile e sconfina nella ingenuità.
Bisogna chiaramente separare da esse, contrapporre loro il punto di vista proletario. Bisogna considerare il fatto oggettivo che se non lo fate esse tireranno fuori dal vostro opuscolo i brani che fanno loro comodo, li interpreteranno a modo loro, trarranno dal vostro opuscolo acqua per il loro mulino, deformeranno il vostro pensiero dinanzi agli operai, "confonderanno" gli operai (seminando tra essi il timore che voi portiate loro idee estranee). E nelle loro mani hanno un mucchio di giornali, ecc.
Voi, invece, dimenticato del tutto il punto di vista oggettivo e classista, passate all'"attacco" contro di me, quasi che fossi io a "identificare" la libertà dell'amore con i punti 8-10... Strano, davvero strano...
"Perfino una passione e un legame passeggero" sono "più poetici e più puri" dei "baci senza amore" fra coniugi (volgarucci anzi che no). Così voi scrivete. E così vi preparate a scrivere nell'opuscolo. Benissimo.
E' una contrapposizione logica? I baci senza amore fra coniugi volgari sono una sozzura. D'accordo. Ad essi bisogna contrapporre... che cosa?... Parrebbe: i baci con amore? Voi invece contrapponete loro la "passione" (perchè non l'amore?) "passeggera" (perchè passeggera?): ne risulta, secondo la logica, che i baci senz'amore (passeggeri) vengano contrapposti ai baci coniugali senza amore... Strano. Per un opuscolo popolare non sarebbe meglio contrapporre il volgare e sudicio matrimonio-contadino-intellettuale-piccolo-borghese senza amore (punto 6 o 5 del mio elenco, mi sembra) al matrimonio civile proletario con amore (aggiungendo se proprio assolutamente lo volete, che anche il legame-passione passeggero può essere sudicio, come può essere anche puro). Nel vostro ragionamento è venuta fuori non la contrapposizione di tipi a base classista, ma qualche cosa del genere di un "caso", caso possibile, senza dubbio. Ma si tratta forse di casi? Se si assume il tema di un caso, di un caso individuale di baci sudici nel matrimonio e puri in un legame passeggero, esso va sviluppato in un romanzo (poichè qui il nocciolo sta interamente nella situazione individuale, nell'analisi dei caratteri e nella psiche di determinati tipi). Ma in un opuscolo?
Voi avete capito molto bene il mio pensiero a proposito della citazione non pertinente della Key(1), dicendo che è "assurdo" atteggiarsi a "professori ès(2) amore".
Precisamente. Ma, dite, e atteggiarsi a professori ès passione, ecc. ?
Veramente non mi va affatto di polemizzare. Butterei via volentieri questa mia lettera e rimetterei la cosa a una conversazione. Ma vorrei che l'opuscolo riuscisse bene, che nessuno potesse pescarvi delle frasi per voi spiacevoli (a volte basta una sola frase per guastare tutto il resto...) e che nessuno potesse fraintendervi. Son certo che anche qui avete scritto "senza volerlo", e invio questa lettera solo perchè forse, dopo aver letto le mie lettere, riesaminerete lo schema più accuratamente che non in seguito a conversazioni; perchè lo schema è una cosa molto importante.
Conoscete una socialista francese? Traducetele (fingendo di farlo dall'inglese) i miei punti 1-10 e le vostre osservazioni sulla "passione" ecc., e osservatela, ascoltatela attentamente: sarà un piccolo esperimento di ciò che diranno gli estranei, delle loro impressioni, di ciò che si aspettano dall'opuscolo, non vi pare?
Una stretta di mano e vi auguro di soffrire un pò meno di mal di capo e di rimettervi in salute al più presto.
V. U.

1- Ellen Key (1849-1926), scrittrice borghese svedese; s'interessava delle questioni relative al movimento femminile e all'educazione dell'infanzia.
2- In.

Lettere tratte da. "L'emancipazione della donna - Lenin", Editori Riuniti, 1977 (1970), a cura di Enzo Santarelli.

INFURIATO!

Riprendendo a riallacciare rapporti, sono passato dal blog amico "Ali Rosse".
Ebbene, lì ho appreso la brutta notizia che Jacopo è affetto da una grave malattia ma che, meno male, è stata presa all'inizio.
In quel blog però, ho letto anche un messaggio e un commento che invitava a diffondere quel messaggio stesso. Si tratta del messaggio di una persona con cui non ho ancora avuto il piacere di conversare, Silvia, persona afflitta da una grave malattia, che ha scritto una lettera per denunciare la condizione in cui si trova.
Sono infuriato!
Viviamo in una società che con tutta la ricchezza prodotta avrebbe potuto permettere, da tempo, non solo di fornire i mezzi di sussistenza e di far vivere ben più che dignitosamente tutte le persone del pianeta, ma anche di sconfiggere queste orrende malattie.
Basta!
Basta con questa società che incita a vivere ciecamente alla ricerca soltanto del proprio piacere edonistico, sprecando stupidamente risorse per motivi futili, invece di impiegarle per debellare dette malattie.
Basta con la visione alla "statunitense", secondo la quale noi saremmo già felici; basta con la visione dionisiaca reazionaria, che predica l'inesistenza della felicità e l'intrascendibilità della tragicità della vita, incitando stupidamente a godere di detta tragicità e delle sofferenze altrui, visione che ha contribuito all'apparizione del nazismo.
Due "facce" della stessa "medaglia"!
Noi dobbiamo invece prendere consapevolezza della tragicità della vita e impegnarci a superarla ricercando la felicità. Viviamo in una società che intontisce le persone, spingendole ad ottenere solo godimenti immediati, nella totale noncuranza degli altri e delle loro sofferenze, salvo prendere coscienza di queste quando ci toccano!
Vi sono numerosi pensatori, di diverse aree politiche e filosofiche, i quali ritengono che l'umanità, con i mezzi attuali, potrebbe sconfiggere le malattie, innalzando notevolmente l'età media delle persone e ipotizzando situazioni comunemente ritenute impossibili. Vi erano, ad esempio, pensatori sovietici che prospettavano, in un prossimo futuro, il raggiungimento di un'età media di duecento anni e ci sono filosofi come il conservatore Severino e il comunista Preve che ipotizzano la non escludibilità del futuro raggiungimento dell'immortalità. E la nostra società spreca e scialacqua risorse in futilità, addormentata e intontita nella sua stupidità. La nostra società vede situazioni come quella del nostro Paese, dove verrebbero sprecati soldi nell'interesse dell'attuale Presidente del Consiglio, invece di impiegarli nella ricerca, nelle cure, nei servizi medici e sociali. Tagliano le tasse a chi ha redditi alti e nel frattempo vengono tagliate le spese destinate alla sanità e all'assistenza!
Vergogna!
Un abbraccio a Jacopo e a Silvia, nella speranza che possano guarire pienamente e al più presto!
Ecco il messaggio di Silvia:
"Ho scritto a Beppe Grillo."
"IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO
Ho letto la lettera di Nadia, e mi sono decisa a scrivere, fino ad ora non ho parlato della mia malattia , non mi piace farmi commiserare, ma adesso mi sono veramente arrabbiata. A gennaio ho scoperto di avere un tumore alle ovaie e all'utero, sono stata operata a marzo, poi ho fatto la Kemioterapia. Ora ho scoperto di avere un tumore anche al seno, e visto che ho ancora metastasi al ventre, mi opereranno a tutti e due. Fino a quì tutto normale, si fà per dire, ma non è così, perchè per l'INPS io ho finito il mio periodo di malattia, dopo sei mesi all'INPS hanno deciso che il tumore passa, oppure che la persona sia morta, perchè altrimenti non mi spiego perchè solo sei mesi.,e visto che ho il ferro quasi a zero io non mi reggo in piedi, devo salire e scendere le scale sempre con un aiuto.
Ma della serie il male non viene mai da solo, è successa un'altra cosa.
Tre anni fà, in tempi non sospetti della mia malattia, ho fatto la richiesta dell'ascensore alle case popolari dove abito. io oltre a quello che mi è venuto ora, ho un'insufficienza respiratoria , il diabete, e l'ipertensione, con queste patologie ci avevano accordato l'ascensore, (non solo per me, ma anche per molte persone anziane del palazzo), erano anche stati stanziati i fondi, dalla lettera dell'ATER si diceva che stavano solo aspettando di fare la gara d'appalto, e che entro la fine dell'anno, sarebbero cominciati i lavori dell'ascensore.
Invece neanche per sogno, hanno fatto sindaco il giustiziere della notte Alemanno, che ha deciso di risanare il buco che c'è a Roma, e invece di bloccare la pulizia dei giardini, o delle scale, ha bloccato gli ascensori, non gli è venuto in mente che magari le scale ce le possiamo pulire da soli, ma l'ascensore serve ai malati, agli andicappati, agli anziani, insomma ai più deboli, lui ha punito proprio noi. Caro Alemanno è dal tempo degli antichi romani che c'è il BUCO a Roma, e tu hai deciso di tapparlo proprio ora, e in questo modo?
- Silvia"

sabato 16 maggio 2009

FILOSOFIA.

Siedo in giardino con un filosofo.
Egli dice più volte "Io so che questo è un albero", e così dicendo indica un albero nelle nostre vicinanze.
Poi arriva qualcuno, sente queste parole, e io dico al nuovo venuto: "Quest'uomo non è pazzo: stiamo solo facendo filosofia".
L. Wittgenstein, Über Gewißheit

CULTURA.

Il filosofo Costanzo Preve ha definito la seguente proposta di periodizzazione come "Jameson-Mandel":
(La successione è data da : STADI DELLO SVILUPPO CAPITALISTICO, NORME CULTURALI EGEMONICHE, BASE TECNICA PREPONDERANTE).

  1. Capitalismo di libero mercato, Realismo, Vapore
  2. Capitalismo monopolistico, Modernismo, Meccanica-elettricità
  3. Capitalismo multinazionale dei consumi, Post-Modernismo, Energia atomica-Nuove tecnologie.
Preve pone in rilievo anche la proposta di Harvey, che considera come polarità dominante quella fra modernità rigida, o fordista; e postmodernità flessibile. In questo modo si determinerebbero numerosissime polarità, fra le quali:
  1. Modernità Fordista o Rigida; Post-Modernità Flessibile.
  2. Potere dello stato-nazione; Potere finanziario e multinazionale.
  3. Stato del benessere (welfare); Neo-conservatorismo.
  4. Urbanizzazione metropolitana; Contro-urbanizzazione.
  5. Sindacalismo unitario; Individualismo corporativo.
  6. Riproduzione meccanica; Riproduzione elettronica.
  7. Industrializzazione; De-industrializzazione.
  8. Capitale produttivo; Capitale fittizio.
  9. Etica protestante del lavoro; Liberalizzazione del costume.
  10. Razionalità tecnico-scientifica; Differenzialismo.
  11. Rinnovamento urbano; Rivitalizzazione urbana.
  12. Paranoia; Schizofrenia.
  13. Dio Padre-materialità; Spirito Santo-immaterialità.
  14. Avanguardismo artistico; Commercializzazione artistica.
  15. Permanenza; Effimero.
  16. Fallico; Androgino.
  17. Produzione e originalità; Riproduzione e pastiche.
  18. Semantica; Retorica.
  19. Profondità; Superficie.
  20. Internazionalismo; Geo-politica.
  21. Tempo; Spazio.
Queste tabelle sono ricavate da un libro molto interessante, che consiglio vivamente: Costanzo Preve, "Il Tempo della Ricerca, saggio sul moderno, il post-moderno e la fine della storia", Vangelista, 1993.

AMAREZZA.

"...Decisamente, mi sono detto, nella nostra società il sesso rappresenta un secondo sistema di differenziazione, del tutto indipendente dal denaro; e si comporta come un sistema di differenziazione altrettanto spietato, se non di più. Tuttavia gli effetti di questi due sistemi sono strettamente equivalenti. Come il liberalismo economico incontrollato, e per ragioni analoghe, così il liberalismo sessuale produce fenomeni di depauperamento assoluto. Taluni fanno l'amore ogni giorno; altri lo fanno cinque o sei volte in tutta la vita, oppure mai. Taluni fanno l'amore con decine di donne; altri con nessuna. E' ciò che viene chiamato "legge del mercato". In un sistema economico dove il licenziamento sia proibito, tutti riescono più o meno a trovare un posto. In un sistema sessuale dove l'adulterio sia proibito, tutti riescono più o meno a trovare il proprio compagno di talamo. In situazione economica perfettamente liberale, c'è chi accumula fortune considerevoli; altri marciscono nella disoccupazione e nella miseria. In situazione sessuale perfettamente liberale, c'è chi ha una vita erotica varia ed eccitante; altri sono ridotti alla masturbazione e alla solitudine. Il liberalismo economico è l'estensione del dominio della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi della società. Altrettanto, il liberalismo sessuale è l'estensione del dominio della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi della società...(...)...Taluni vincono su entrambi i fronti; altri perdono su entrambi i fronti. Le imprese si disputano alcuni giovani laureati; le femmine si disputano alcuni giovani maschi; i maschi si disputano alcune giovani femmine; lo scompiglio e la confusione sono considerevoli.(...)...non capisco, concretamente, come la gente riesca a vivere. La mia impressione è che tutti quanti dovrebbero essere infelici.(...)...noi viviamo in un mondo enormemente semplice: da un lato c'è un sistema basato sulla dominazione, sul denaro e sulla paura - un sistema decisamente maschile, che chiameremo Marte; dall'altro c'è un sistema femminile basato sulla seduzione e sul sesso, che chiameremo Venere. Tutto qua. E' davvero possibile vivere e credere che non ci sia altro? Insieme ai realisti della fine XIX secolo, Maupassant ha creduto che non ci fosse nient'altro; e questo lo ha condotto alla pazzia furiosa.(...)...Se Maupassant è diventato pazzo, (non è stato a causa della sifilide ma... - n.d.r.) è stato perché aveva un'acuta consapevolezza della materia, del nulla e della morte - ma non ne aveva di nient'altro. Simile, in questo, ai nostri contemporanei, egli stabiliva una separazione assoluta tra la propria esistenza individuale e il resto del mondo.(...)...Più in generale, siamo tutti soggetti all'invecchiamento e alla morte. E per l'individuo umano il concetto di invecchiamento e di morte è insopportabile: nella nostra civiltà, esso si sviluppa sovrano e incondizionato, saturando progressivamente il campo della coscienza senza mai lasciarsi sostituire da altro. Così poco a poco, si stabilisce la certezza della limitazione del mondo. Persino il desiderio svanisce; non restano che l'amarezza, la gelosia e la paura. Soprattutto resta l'amarezza; un'immensa, inconcepibile amarezza. Nessuna civiltà, nessuna epoca è stata in grado di sviluppare nell'individuo una simile mole di amarezza. Da questo punto di vista viviamo momenti senza precedenti. Se occorresse riassumere in una sola parola lo stato mentale del nostro tempo, senza dubbio sceglierei questa: amarezza."

Michel Houellebecq, Estensione del dominio della lotta, 1994, traduzione di Sergio Claudio Perroni A.I.T.I., Bompiani, 2005.

martedì 12 maggio 2009

25 APRILE, PER NON DIMENTICARE.

25 Aprile, per non dimenticare. Sembra una frase retorica, ma non lo è.
Il 25 Aprile è una data che va difesa da chi vuole occultare il passato o mistificarlo. E anche per questo inserisco il video di “Bella Ciao”, contro chi cerca in maniera coercitiva di impedirne l’esecuzione alle bande musicali.
Contro chi cerca di riscrivere la Storia, mettendo sullo stesso piano oppressi e oppressori e contro chi cerca di rovesciare le parti, tentando di far passare gli oppressori per oppressi e gli oppressi per oppressori.
Contro chi, presentandosi alle elezioni in partiti che perseguono gli interessi del grande capitale, si dichiara impunemente fascista. E contro chi candida costoro.
Contro chi, in nome della “libertà di pensiero” cerca di creare un clima sub-culturale atto a delegittimare il reato di apologia di fascismo, fascismo che era basato proprio sulla violenza oppressiva a fini disegualitari e, quindi, anche all’impedimento della “libertà di pensiero”.
Ma il 25 Aprile è una data che va difesa anche contro i finti amici della memoria di questa ricorrenza.
Mi riferisco a quelle forze politiche che si ricordano di questa data una volta sì e una no, a seconda delle convenienze. A quelle forze politiche che hanno, da posizioni di “sinistra”, sinistramente riabilitato il fascismo, ponendo in un unico “calderone” le motivazioni degli uni e degli altri, i morti degli uni e degli altri. A quelle forze politiche che per legittimarsi al grande capitale riabilitano i repubblichini, salvo poi lanciare l’urlo d’allarme della minaccia delle destre al momento delle elezioni; a quelle forze politiche millantanti posizioni democratiche che una volta al governo hanno tutelato gli interessi di chi esprime e candida esponenti reazionari del nostro paese dichiaratamente fascisti; a quelle forze politiche che cercano di “unire e non dividere”, salvo poi appellarsi al voto utile contro “lo schieramento a loro avverso”; a quelle forze politiche che hanno da anni trascurato la ricorrenza del 25 Aprile, salvo poi riscoprirla per osteggiare Beppe Grillo che in questa data organizza il suo “V 2 Day”.
E non sono un “grillino”.
A coloro che mettono insieme in un confuso minestrone chi ha oppresso classi e nazioni in maniera voluta e sistematica con chi ha cercato di intraprendere un percorso di emancipazione politica e sociale; a coloro che con generiche e scorrette confusioni fra esperienze diverse si oppongono ai totalitarismi del passato, ignorando scientemente i totalitarismi del presente, il totalitarismo imperialistico americano con le vittime da esso provocate, le sue torture e i suoi campi di concentramento e il totalitarismo del capitalismo che sta portando alla fame centinaia di milioni di persone nel mondo e sta precarizzando la vita di centinaia di milioni di lavoratori; a coloro che riducono le atrocità imperialistiche statunitensi all’operato delle “amministrazioni repubblicane”, dividendo il mondo in due gigantesche metà trasversali fra i gemelli omozigoti del “partito democratico universale” e del “partito repubblicano universale”, distinguendo fra la guerra contro l’Iraq, a parole lievemente osteggiata perché voluta e condotta in modo tutt’al più “birichino” e le “sacrosante guerre umanitarie” del “democratico Clinton”, che hanno visto questi pseudo partiti “democratici” affiancarsi nel bombardare paesi, come la Jugoslavia, vittime dell’oppressione imperialistica.
Per non rendere sclerotizzata la ricorrenza, per mantenerla sempre viva e attuale, bisogna vedere se la sua esperienza è diventata un patrimonio civile e culturale per tutti. E per fare ciò bisogna confrontarla con le condizioni presenti. I
partiti del pseudo centrosinistra vogliono di nuovo renderla viva? Benissimo! I
partiti del pseudo centrosinistra vogliono imporci una revisionistica unità? E allora con queste condizioni rendo omaggio ad alcuni miei amici partigiani pluridecorati, citando uno di essi che, infuriato per il mondo attuale e per l’imperialismo degli Stati Uniti dominante e prevaricante, un giorno mi disse: “Avessi saputo che il mondo sarebbe andato a finire così, mi sarei arruolato per combattere contro gli statunitensi!”.
Sfogo, da parte sua, dovuto non ad un cambiamento di opinione, non ad una condivisione o ad una sottovalutazione di idee e forze che aveva combattuto, ma rabbia amara nel vedere le brutture del mondo attuale e gli opportunismi di certi partiti cosiddetti di centrosinistra che si pongono al servizo dell'imperialismo statunitense e del grande capitale. Solo uno sfogo, quindi, ma emblematico.
Ricordiamoci che chi ha combattuto per la liberazione del paese furono i partigiani e non gli Stati Uniti, che rallentavano le loro operazioni per dar modo ai nazifascisti e ai partigiani di “scannarsi” gli uni contro gli altri.
Non furono certo gli USA a lottare per la liberazione del nostro paese, visti i boicottaggi che essi compirono nei confronti della parte maggioritaria dei partigiani, quella comunista.
Non furono gli Stati Uniti a lottare per la liberazione del nostro paese, visto che essi, se pur impegnati contro un nemico comune, perseguirono i loro interessi nella guerra fra imperialismo forte (USA e Regno Unito) e imperialismo debole (Germania, Giappone e Italia. In seguito, la RSI).
E, come dicevo, i partiti del pseudo centrosinistra vogliono imporci una revisionistica unità? E allora citerò un’esponente dell’area dell’estrema destra, Alessandra Colla. In questo articolo vi è una sua critica al giornale “l’Unità”. Leggetelo, se vi va, e poi ditemi: chi è di destra e chi è di sinistra? Chi è “democratico” e chi no? Cos’è “sinistra”, cos’è “destra” oggi?

Contro i lager USA!

Via gli USA da Guantanamo!

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